La valutazione d’impatto rappresenta il processo attraverso cui un ente del Terzo Settore (ETS) analizza, misura e comunica i cambiamenti generati dalle proprie attività nei confronti di individui, comunità e contesti sociali. In particolare, le tecniche di valutazione d’impatto non si limitano a registrare risultati o output, ma si concentrano sul valore trasformativo delle azioni intraprese, rilevando cosa sia effettivamente cambiato per i destinatari, grazie all’intervento dell’ente.
Coordinamento con il bilancio sociale
Per gli ETS tenuti ex lege alla redazione del bilancio sociale e/o per quei soggetti che volontariamente scelgono di redigere il suddetto documento, la valutazione di impatto sociale può divenire parte integrante laddove, al paragrafo 6 sezione 5 delle linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti di Terzo settore, vengono previste «informazioni qualitative e quantitative sulle azioni realizzate nelle diverse aree di attività, sui beneficiari diretti e indiretti, sugli output risultanti dalle attività poste in
essere e, per quanto possibile, sugli effetti di conseguenza prodotti sui principali portatori di interessi».
Per gli ETS che operano in contesti internazionali e che sono tenuti ad adottare sistemi di valutazione di impatto sociale riconosciuti in tali contesti, le valutazioni di impatto sociale realizzate sulla base di tali sistemi di valutazione sono considerati in tutto equiparabili a quelli redatti sulla base delle linee guida.
Un adempimento non obbligatorio, ma di grande efficacia
Il D. Lgs. 117/2017 (Codice del Terzo Settore, in sigla “CTS”), riconosce la valutazione d’impatto come uno strumento utile ma non obbligatorio per la generalità degli ETS che, secondo il legislatore della riforma del Terzo Settore, possono adottare modalità e strumenti per la valutazione dell’impatto sociale delle attività svolte.
In particolare, con il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 4 luglio 2019, che fornisce le Linee guida per la redazione del bilancio sociale dando concreta attuazione a quanto previsto dall’art. 14 CTS in materia di bilancio sociale, si inserisce esplicitamente la valutazione d’impatto sociale tra gli elementi qualificanti della rendicontazione sociale, nella misura in cui gli ETS che redigono il bilancio sociale devono rendere conto degli effetti generati rispetto agli obiettivi dichiarati e, dove possibile, valutare il cambiamento sociale prodotto, utilizzando approcci proporzionati alla dimensione e al contesto operativo dell’ente.
Oltre alla normativa, va sottolineato che la valutazione d’impatto è sempre più frequentemente richiesta dalla Pubblica Amministrazione nell’ambito di rapporti di partenariato, come co-progettazione, co-programmazione, convenzioni e appalti sociali.
In questi contesti, la PA chiede agli ETS non solo di realizzare servizi, ma anche di dimostrarne l’efficacia e l’impatto in termini di benessere, inclusione, empowerment o riduzione delle disuguaglianze.
Anche laddove non risulti obbligatoria, la valutazione d’impatto può rivelarsi comunque uno strumento estremamente efficace poiché:
Approcci e strumenti
Il decreto del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali del 23 luglio 2019, nel fornire “Linee guida per la realizzazione di sistemi di valutazione dell'impatto sociale delle attività svolte dagli enti del Terzo settore”, non impone uno schema unico, ma fissa le "dimensioni di analisi" (es. attività, servizi, input, output ecc.) e le fasi del processo (analisi di processo, pianificazione, scelta della metodologia, valutazione ecc), lasciando all’ente la scelta della metodologia di misurazione più idonea, come ad esempio La Teoria del Cambiamento (Theory of Change) o il Social Return on Investment (SROI).
La valutazione può prevedere una raccolta di dati sia quantitativi che qualitativi, considerando indici ed indicatori, sia monetari che non monetari, coerenti ed appropriati ai propri settori di attività di interesse generale, ispirandosi ai principi di rilevanza, affidabilità, misurabilità e comparabilità.
In ogni caso, la valutazione deve essere proporzionata alla dimensione dell’ente e sostenibile, evitando oneri eccessivi a carico degli operatori, ma volta a rafforzare il valore pubblico degli ETS in un contesto in cui aumenta la domanda di accountability e di trasparenza, anche da parte di istituzioni e donatori.
Valutare l’impatto sociale delle proprie azioni non è solo una buona pratica gestionale, ma può rivelarsi una scelta strategica per misurare il senso e la rilevanza del proprio operato e contribuire alla crescita di un Terzo Settore più efficace, credibile e trasformativo.
Si tratta in ogni caso di uno strumento di cambiamento interno e riconoscimento esterno, una scelta di maturità organizzativa che permette all’ente di riflettere sul proprio operato, imparare dai risultati, coinvolgere gli stakeholder e rendere più visibile e misurabile il proprio contributo al bene comune.