Tutela della privacy dei defunti

La tutela della privacy dei defunti: un diritto che persiste oltre la vita

Sandro Iannucci
27/11/2025
Tutela della privacy dei defunti

Negli ultimi tempi ci si imbattute con maggiore frequenza in questioni legate alla tutela della privacy di persone decedute, in particolare riguardo all’utilizzo di immagini e fotografie. Abituati a ragionare sulla protezione dei dati in relazione a soggetti viventi, risulta spesso insolito – e per certi aspetti anomalo – parlare di privacy post mortem. È quindi utile fare chiarezza su un tema poco trattato, forse anche per ragioni “scaramantiche”.

La morte di una persona, soprattutto se a noi cara, solleva inevitabilmente questioni di carattere legale, patrimoniale ed emotivo. Tra queste emergono con sempre maggiore rilevanza, nell’era digitale, gli interrogativi legati alla tutela della privacy del defunto.

Contrariamente a quanto si possa pensare, la cessazione della vita biologica non implica automaticamente la fine della protezione delle informazioni personali e dell’identità.

NORMATIVA E "DIRITTO ALL'OBLIO" DOPO LA VITA

In linea generale, con la morte il diritto alla riservatezza – come inteso dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) – cessa di esistere. Il GDPR, infatti, si applica esclusivamente alle persone fisiche viventi.

Tuttavia, ciò non significa che le informazioni del defunto siano del tutto prive di tutela. Il diritto italiano e le interpretazioni del Garante per la Privacy, riconoscono che alcuni aspetti della sfera personale del defunto possano e debbano essere preservati, in particolare:

  1. Diritto alla protezione dell'immagine e dell'identità: l'onore e la reputazione del defunto sono spesso considerati un'estensione dei diritti fondamentali e possono essere tutelati dai congiunti (coniuge, figli, parenti entro il secondo grado). Questa tutela ha natura prevalentemente morale e non riguarda strettamente il trattamento dei dati personali.
  2. Diritto di accesso ai dati personali: il Garante della privacy ha chiarito che gli eredi, o soggetti con un interesse legittimo per ragioni familiari meritevoli di tutela, possono esercitare i diritti previsti dal GDPR (accesso, rettifica, cancellazione, ecc.) in relazione ai dati del defunto.

E’ utile precisare che l’applicazione di tali diritti non possono essere esercitati se il defunto ha espresso in vita un divieto esplicito, scritto e non equivoco.

I DATI DIGITALI COME “EREDITÀ”

Il problema della privacy post-mortem si è intensificato con la crescita del cosiddetto patrimonio digitale, che include:

  • account social media (Facebook, Instagram, X/Twitter);
  • account di posta elettronica e servizi cloud;
  • profili bancari o e-commerce.

Molte piattaforme digitali hanno introdotto alcune politiche specifiche:

  • account commemorativi: molti social media permettono di trasformare l'account del defunto in un profilo commemorativo – non più accessibile, ma visibile agli altri – oppure di richiederne la cancellazione;
  • gestore dell'account inattivo: alcuni provider di servizi come Google consentono all'utente, quando è in vita, di designare un "gestore" che, dopo un periodo di inattività, riceverà le chiavi d'accesso o istruzioni specifiche.

In assenza di disposizioni preventive, gli eredi devono seguire le procedure stabilite dai singoli provider di servizi, che spesso richiedono documentazione ufficiale (ad esempio, il certificato di morte) e la prova del rapporto di parentela o del ruolo di eventuale esecutore testamentario.

COME TUTELARSI IN VITA

Per garantire che la propria volontà in materia di privacy sia rispettata anche dopo la morte, è consigliabile:

  1. redigere un testamento digitale: si tratta di una disposizione, eventualmente inserita nel testamento tradizionale, che indichi come devono essere gestiti account e dati (cancellazione, trasformazione in account commemorativo, trasmissione degli accessi);
  2. utilizzare gli strumenti delle piattaforme: attivare le opzioni di "gestione dell'account inattivo" o di "contatto erede" previste dai principali servizi online;
  3. dare indicazioni chiare: indicare esplicitamente se si autorizza o si vieta l'accesso ai propri dati da parte dei familiari.

La tutela della privacy dei defunti rappresenta quindi un equilibrio delicato tra il diritto alla memoria, la protezione della reputazione e la volontà espressa in vita (o mancata espressione). È un tema in continua evoluzione, strettamente legato alla nostra identità digitale, che richiede attenzione e lungimiranza da parte di ogni cittadino.