La certificazione delle competenze per il volontariato

Celeste Infantino
7/31/2025

Risorse essenziali per il Terzo Settore, i volontari creano valore dedicando in maniera spontanea e gratuita le proprie energie e competenze al raggiungimento delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale dell’ente/degli enti per i quali operano.

Detto valore, tuttavia, è sempre rimasto aleatorio, privo di specifici riconoscimenti che ne consentissero una valorizzazione dal punto di vista formale.

Attraverso la certificazione delle competenze, già prevista nella legge delega n. 106/2016, ma non ancora disciplinata, potranno essere formalmente riconosciute, validate e attestate le competenze che una persona ha maturato svolgendo attività di volontariato all’interno di un Ente del Terzo Settore (ETS).

La certificazione delle competenze rappresenta, in buona sostanza, un processo valido per dare valore “ufficiale” a ciò che si impara facendo volontariato — come lavorare in team, comunicare, risolvere problemi, gestire attività o progetti — e rendere queste competenze spendibili anche in ambito lavorativo o formativo.

Evoluzione normativa nella certificazione delle competenze

Già attraverso il D. Lgs. n. 115 del 9 luglio 2024, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali aveva provveduto a definire le regole per i servizi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze.

In attuazione di quanto previsto dall’art. 19, comma 2 del Decreto Legislativo 117/2017, nonché in linea con quanto stabilito dal DM n. 115/2024, il 19 giugno 2025 lo specifico decreto interministeriale che disciplina il processo di certificazione delle competenze ha ottenuto l’intesa in Conferenza Stato-Regioni ed è ora alla firma dei ministeri concertanti.

Attraverso tale disposto normativo, in particolare, vengono individuati i criteri per il riconoscimento, sia in ambito formativo che professionale, delle competenze maturate dai volontari negli Enti del Terzo Settore, al fine di valorizzare l'esperienza di volontariato, consentendo ai volontari di ottenere una certificazione delle competenze acquisite, utilizzabile per fini formativi e professionali.

Gli Enti del Terzo Settore saranno tenuti a garantire un accesso equo al servizio e a predisporre, insieme al volontario, un progetto formativo personalizzato, firmato da entrambe le parti, che specifichi gli obiettivi da raggiungere.

Al termine del percorso, nel rispetto di tutti i requisiti previsti, il volontario riceverà un’attestazione delle competenze acquisite che sarà inserita nel Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze, divenendo quindi riconoscibile anche al di fuori del contesto del volontariato, valida per l’ottenimento di crediti formativi in ambito scolastico o universitario (ai sensi dell’art. 19, comma 3 del D. Lgs. 117/2017), e riconosciuta nei concorsi pubblici, laddove previsto dalla normativa vigente.

Enti delegati titolati al rilascio della certificazione e requisiti minimi previsti

Nel processo di certificazione, un ruolo centrale è assunto dagli enti delegati titolati, che agiscono come intermediari tra il sistema nazionale e i soggetti che operano nel settore, essendo autorizzati da enti pubblici titolari (come il MIUR, il MISE, il MLPS, le Regioni e le Province Autonome), a verificare e attestare le competenze acquisite dai lavoratori e dai partecipanti a percorsi formativi, rendendole riconoscibili e spendibili sia nel mondo del lavoro che in altri contesti formativi.

I nuovi enti delegati titolati coinvolti sono i fondi interprofessionali, i fondi bilaterali, l’Unione nazionale delle Camere di commercio e Sviluppo Lavoro Italia S.p.A., che dovranno, entro nove mesi dalla pubblicazione del decreto, definire le modalità operative e gli standard minimi per i servizi di certificazione.

Requisiti fondamentali per l’ottenimento della certificazione da parte del volontario

  • Minimo 60 ore di attività volontaria in un arco di 12 mesi.
  • Progetto formativo personalizzato, concordato tra volontario e ETS.
  • Accompagnamento da un tutor per tutto il percorso.
  • Almeno 75% di partecipazione effettiva al percorso per ottenere l'attestazione finale

Ruolo e responsabilità degli ETS

Gli Enti del Terzo Settore svolgono il ruolo di enti titolati per l’erogazione dei servizi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze acquisite nel volontariato e devono:

  • predisporre e formalizzare i progetti formativi, stabilendo obiettivi, durata, modalità di accompagnamento;
  • garantire il supporto del tutor e monitorare la partecipazione del volontario.
  • rilasciare un documento di trasparenza e l’attestazione finale al completamento di almeno il 75% del percorso.

Al fine di rispondere a tali necessità, dunque, è opportuno che gli enti coinvolti elaborino procedure interne per la progettazione e gestione dei percorsi di certificazione, formino o individuino tutor adeguatamente preparati, eventualmente con certificazione riconosciuta (es. profili FQTS: esperto validazione, formatore‑facilitatore) e mettano in rete i percorsi attuati, garantendo il rispetto degli standard minimi.

In definitiva, attivare processi di certificazione delle competenze consente di:

  • riconoscere ufficialmente le competenze sviluppate tramite volontariato: elementi spendibili in ambiti formativi, lavorativi e concorsuali;
  • rafforzare formalmente il Terzo Settore come soggetto attivo nel sistema nazionale di certificazione delle competenze;
  • incrementare trasparenza, qualità e responsabilità educativa nei percorsi proposti ai volontari;

Sviluppare opportunità per i volontari, in particolare giovani, valorizzando l’impegno civico come vero strumento di crescita personale e professionale.

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